english :a conversation with GIBSH
Surfare nel web ci da la possibilità di scoprire continuamente realtà interessanti e persone provenienti da ogni parte del mondo. É fantastico che si possa entrare in contatto molto facilmente con loro e dialogare con chiunque abbia voglia di utilizzare il potere del social networking come mezzo per condividere informazioni ed idee.
Questo è quello che mi è capitato quando, scrollando la mia home di Instagram ho visto le foto di GIBSH, un brand ucraino emergente, e mi sono talmente incuriosita da voler sapere di più sulla visione di Dmitrij.
Si percepisce un equilibrio dinamico tra colori saturi e tagli lineari, che danno luce a una donna tenace e brillante. Dopo aver iniziato a chattare su Instagram e Facebook, il designer mi spiega che la sua collezione si rivolge principalmente a un target giovanile. Nello specifico, mi racconta che l’idea di creare degli abiti con fili bianchi si ispira a ‘una giovane ragazza di sedici anni che vuole andare a ballare, ma stufa del suo guardaroba e di quello che vede nei negozi, decide di tagliare un suo abito per inserirvi ritagli di felpe e T-shirt’.
A: Come è successo a noi due, oggi l’utilizzo dei Social Media consente alle persone non solo di restare in contatto con gli amici più stretti, ma anche di creare uno spazio in cui possiamo osservare gli altri, così come loro possono seguirci a loro volta. Alcune persone sono spaventate da questo nuovo modo di comunicare, altre ne sono entusiaste. Cosa provi ad essere nato in un momento rivoluzionario come questo?
D: E’ una fortuna straordinaria avere i social media come mezzo di comunicazione. Con te è stato possibile proprio grazie a tutte queste tecnologie. Non sono mai stato contrario a Facebook o Instagram, sono tutte importanti per me. Sono su Facebook e questo è il mio territorio di vita. Posso parlare, vedere, osservare, ascoltare, leggere. Tu puoi vedere quello che vedo io. Ne viene fuori che tutti atteniamo informazioni comuni che ci rendono una generazione di persone che esistono in un contesto, e grazie a questo possiamo interagire tra di noi e comprendere il più intimo mondo delle persone a noi vicine. Io le chiamo persone dello stesso campo. Vediamo ogni cosa con i nostri occhi ed osserviamo lo stesso DNA della realtà. Almeno la nostra unità si esprime così.
A: Parlami di una città che secondo te rappresenta meglio la società globale.
D: Io penso che non ci siano città ideali, così come nessuno è perfetto. Io penso che una persona possa essere complementare a una qualsiasi città e realizzare il proprio impero dentro di essa. Ovviamente è idealistico. Non ho visitato molti posti, ma grazie alla cultura visuale capisco un po’ di quello che è il mondo.
A: Quali sono i designer che ti piacciono di più e perché?
D: Delle volte guardi degli abiti e pensi “che mente perfetta li ha creati”. Di certo queste sensazioni le ho provate con Margiela, Hedi Slimane, Raf Simons, Riccardo Tisci, Miuccia Prada, Yoshij Yamamoto, Rei Kawakubo, Phoebe Philo, Marc Jacobs, Tom Ford e altri designers tra cui Nike and Adidas. In generale, il mondo del design è abbastanza positivo e se presti attenzione ai migliori, puoi vedere tanta bellezza. La cosa più importante è l’abilita di saper combinare. Da stilista ho lavorato con quasi tutti i brand sul set e semplicemente non ho mai avuto problemi con i vestiti. Per me, devi soltanto combinare e mescolare tutto in modo figo.
A: Pensi che la moda abbia il potere di fare avvicinare di più le persone alle questioni globali?
D: Si, certamente i vestiti possono dirti qualcosa di importante e dare direzione all’evoluzione della cultura visual. Di certo non fermeranno la guerra, ma possono dare una spinta all’azione di massa per ostacolarla. Gli abiti possono essere una protesta e diventarne portavoce. L’abbigliamento è sempre cultura e appartiene al linguaggio sociale e culturale. Non sempre emette messaggi comprensibili, ma da emozioni a quelli che guardano e a coloro che indossano certi capi. I vestiti ci cambiano sempre, succede in modo subconscio, e questo livello non è sempre ovvio. Penso che ad esempio le collezioni di McQueen sono sempre state emozionalmente molto forti e che hanno cambiato la cultura visiva. Adesso Vetements, Raf Simons e altri brand e designers di talento la stanno cambiando.
D: Di certo possiamo ricordare DJ Marc Piñol, la sua traccia Edit Service 21 non lascia nessuno indifferente. Più in generale, ho iniziato ad amare ascoltare le voci delle persone. Loro non si rendono conto quanto bella possa essere. Solo persone, questo è importante. Sto imparando ad osservarle in modo speciale.
A: Se potessi scegliere un hashtag che definisca la tua personalità, quale useresti?
D: #now
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